Daynila Lo Maglio 09 marzo alle ore 20.24

Il crepitio del colore con la possenza della sua forza evocativa afferra in gesti incensurabili e fecondi orgiastici colori che nei loro ritmi danno vita a quel forminformalismo di cui Bevilacqua è precursore. Forme informi che nella loro dicotomia verbale si fondono prontamente nell’anima colorata del pittore…grazie al quale segni sparsi ed eterogenei copulano e le cromie si scontrano e si assemblano in unità:è l’amore la radice prima dell’espressione…è questo gioco del diaframma cromatico che lascia dialogare le forme nella ricomposizione intuitiva di spazi che non esita a ritagliare sulla scia di un informale dinamico sferico e volumetrico che attraverso il vibro del pennello immette in un’atmosfera ricca di fughe prospettiche.
Impasti graffiati e distesi su svariati superfici dai forti accenti timbrici e dagli spessori ed intrighi materici insistentemente carezzevoli fanno delle sue opere un capolavoro d’arte senza “confini” che ‘aggredisce’le sensazioni e che non esita a farlo diventare a tratti giocoliere del linguaggio formale o equilibrista precario e definitivo insieme con smagliature e colori individuali.
Il senso connettivo della sua spazialità è l’hypnotic poison che trova giustificazione nell’istintivo e bruciante desiderio di “scavare” dei motivi carpiti dal cuore pulsante dell’estrosità bevilacquana che allaccia e slaccia a suo piacere forme dalla novità dialettica eslege laddove materia e spirito si fungono in un opus alchemico.
Ambizioso artisticamente Remo Bevilacqua denuncia attraverso la sua espressività visiva il conformismo artistico mettendo in evidenza il talento tsunamico che manifesta mediante una pittura a volte anche dai pigmenti marcati ma che porta l’osservatore ad un passo dalle sue opere, spazio del cosmo in cui alcune figure – a volte perdute anche tra colori sovraesposti ed esibizioni volumetriche - scontano la frantumazione della condizione emotiva odierna in un viaggio colorato che si snoda tra passione e sentimento in uno svecchiamento dell’action painting…è una pittura green.

Gianrocco Guerriero 2009

FORMINFORMALISMO: IL MANIFESTO DELL'ARTE PITTORICA DI REMO BEVILACQUA

IL FORMINFORMALISMO NELL'ARTE PITTORICA DI REMO BEVILACQUA (ED IL SORRISO DEL GATTO IN "ALICE NEL PAESE DELLE MARAVIGLIE")


In "Alice nel paese delle meraviglie", Lewis Carrol ad un certo punto descrive un gatto il quale pian piano scompare lasciando di sè visibile, per un po' di tempo ancora, soltando il "sorriso". Dopodicchè, la ragazza precipitata d'un tratto (per aver istintivamente inseguito un coniglio parlante) in un mondo dove tutte le leggi fisiche date per scontate sembrano esser stravolte, osserva fra sè e sè: "Beh! Mi è capitato spesso di vedere un gatto senza sorriso, ma un sorriso senza gatto! E' la cosa più curiosa che abbia visto in vita mia!". Ecco, penso che non esista metafora migliore di questa attinta dalla suggestiva opera del matematico-scrittore inglese dell'800 per sintetizzare l'essenza della "filosofia" che sta alla base della complessa opera di Remo Bevilacqua, pittore lucano residente a Policoro. "Forminformalismo", è il nome che egli ha voluto dare alla sua originale maniera di esprimersi, premurandosi di fissarne  le basi teoriche (come si è soliti fare quando si ambisce a tentare una esegesi del mondo) in una sorta di "manifesto". Il concetto di "non-forma", inteso come "negazione assoluta della forma" non ha senso - sembra voler trasmettere Bevilacqua -; altrimenti del significato profondo dell'arte si andrebbe a perdere la parte più importante. Come dire, traslando il problema in campo filosofico, che il "non essere" è inconcebile, in quanto il solo nominarlo, oltre a far emergere un ambiguo limite lo renderebbe "qualcosa" di autocontraddittorio, che "c'è" e "non c'è" allo stesso tempo. In sintesi, per il giovene artista (e "figlio d'arte), che va a convalidare l'intuizione schopenhauriana per cui un certo genere di talento s'eredita principalmente da parte materna) la "forma" è quel che, degli oggetti e del mondo in genere, ci appare "di volta in volta"; dunque, tutto quanto ricade sotto la categoria della temporalità. L'"informe", invece, è "ciò che non è razionalmente definibile"; e "quell'essenza" (altrimenti detta "realtà fondamentale") delle cose che può fungere da sintesi in ogni "cambiamento": o - detto in altri termini - da "punto fermo" inconoscibile razionalmente, di quelle che egli chiama "metamorfosi": ovvero, un susseguirsi di "immagini" (di qui, l'importanza del disegno, nel suo "modus operandi") le quali restituiscono aspetti sempre parziali, ma significativi, di ciò che non sarebbe altrimenti esprimibile nella sua reale natura affatto olistica. Cosicchè, le "forme informi", volendo essere un po' altisonanti, rappresentano quasi uno sguardo sul presente (fluido, inafferrabile frontiera di separazione fra passato e futuro) gettato dell' "eternità". Ma ritorniamo, ora, all'incipit di questa breve analisi. Ebbene, chiediamoci: cos'è un sorriso? Di certo non è una "bocca che sorride"; quest'ultima, assimilabile a mera forma. Un "sorriso" è certamente qualcosa di più astratto e fondamentale: una "non-forma", appunto, nell'eccezione in cui Remo Bevilacqua intende tale termine, che - lo ripeto - sta a designare un "quid" non identificabile attraverso le mere leggi della logica, ma tuttavia indispensabile ai fini di una comprensione asaustiva del mondo, alla quale si può giungere solo attraverso i territori inesplorati dell'arte. La "forma-non forma" può essere dunque definita, in estrema sintesi, il "sorriso" che la forma lascia dietro di sè quando scompare. Bevilacqua, il quale ha già ottenuto numerosi riconoscimenti della critica che conta, sta attualmente lavorando all'allestimento di una mostra.
 
 
 

RESSEGNA STAMPA 1999-2003

  • LA NUOVA BASILICATA: "LA MIA ARTE RIPUDIA LA VIOLENZA" di G. Rotunno (02.02.99)

  • GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, CULTURA&SPETTACOLI: "GLI ACRILICI E LE INSTALLAZIONI DI REMO BEVILACQUA IN MOSTRA A MARCONIA" di F. Mele (05.07.02)

  • IL QUOTIDIANO: "FORME INFORMI L'ESTRO DI BEVILACQUA" di G. Elia (14.07.02)

  • LA NUOVA BASILICATA: "ATMOSFERE E RICORDI NEI COLORI DELLE TELE DI REMO BEVILACQUA" di G. Rotunno (15.02.03)

BIANCA RAINONE MINAYA anno 2002

Al giovane pittore Remo Bevilacqua con tantissimi auguri

LEONARDO ATTILIO FRANCHINI anno 2002

A REMO BEVILACQUA
  1. Un sorriso d'amore/"una vela bianca"/ che s'inonda d'azzurro
  2. Basta il canto/di due uccelli/su un ramo fiorito/ed è subito poesia
  3. Una bella poesia d'amore/rintocca sempre più lontano

ELISABETTA BOCCARDI anno 2002

PER FORME INFORMI

Ciò che colpisce immediatamente della collezione Forme Informi di Remo Bevilacqua è l'infinita metamorfosi, il movimento incessante che tutto sconvolge e trasforma. Un ciclo di morte e di rinascita che si rinnova e che ci riporta ad antichi miti. Ricerca della luce, rottura delle acque, come si nota in Ascesa, dove la figura umana, femminile, blu, nasce dalle acque, lotta con un turbinio di colori e va verso l'alto, la luce, mentre in Ipotesi, opera successiva, la figura umana, maschile, è solo un'ombra, nera, che ruota alla ricerca di una riva, della terra, che non si vede. Tutte le forme in questo processo diventano informi, magma vivente, caos, da cui si generano altre forme destinate ad ulteriori trasformazioni. Informi. Mai amorfe.Nulla si ferma.Nulla è fermo. "Non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua", iin senso eracliteo. Panta rei. Il nerbo stesso della vita e dell'arte è il dissidio tra opposti, che non sono mai contrari che si escludono, non appartengono alla logica della non contraddizione, non sono opposizioni reali in senso kantiano. Sono opposti che si includono. Dominati dalla contraddizione. In Tra estasi e tormento il pittore lucano esprime molto bene questo concetto: un corpo in stasi che dà senso di quiete viene "tormentato" da un drappo di colori pastello che imprime il senso della metamorfosi, desiderio tormentoso dell'indagine, dello scoprire. E si ricerca da varie angolature e punti di vista. Nell'intera collezione la figura umana si presenta col volto distorto, informe, piegata in due, piegata in avanti, protesa verso l'alto, che nuota nell'oceano del liquido amniotico, ancestrale, come chi vuole uscire alla luce senza perder di vista la terra, la carne, la passione. Ciò che le opere di Remo Bevilacqua esprimono in pittura si avvicina a quel filone filosofico che si chiama pensiero dialettico o negativo, cha parte da Eraclito, passa per Platone e man mano giunge fino ad Hegel, il quale vi introduce il terso elemento: la sintesi. Ma il nostro artista non ama la soluzione delle contraddizioni, infatti ogni tanto tenta una sintesi con l'introduzione di cirri e tentacoli senza riuscirvi; solo in Gioco d'infinito i cirri sono ben amalgamati con varie forme umane, ma qui si presentano come opposti e non come terzo elemento esteriore.E' lo spirito di ricerca che contraddistingue l'arte e l'interiorità di Remo Bevilacqua, lo stesso spirito che lo ha portato ad un nuovo percorso spirituale con la scelta del Buddismo di Nichiren Daishonin, l'adesione ad una filosofia di vita profonda che porta l'uomo alle sorgenti stesse dell'esistere. La pittura di Forme Informi riproduce questi elementi di connessione con l'universo di cui il singolo fa parte come microcosmo con tutti i suoi interrogativi, lo stupore, la meraviglia, l'incanto e il disincanto. E il giovane artista esprime tutto questo anche attraverso l'uso del blu e del verde, simboli di cielo/acqua e di terra, natura, vegetazione.

2002 Elisabetta Boccardi

NICOLA BARNABA' anno 2001

SERA D'AGOSTO
Faceva caldo in quella tarda sera d'agosto...
Andai a trovare Remo Bevilacqua nel suo studio policorese; da mesi elaborava studi sul colore. Quando arrivai al suo studio trovai molte persone, tra le quali critici ed estimatori che discutevano delle recenti opere dell'artista. La natura si impastava di blu e di verdi, che s'accendevano nell'atmosfera di una terra antica: la Lucania.
La tela, prima d'allora sottoposta a strappo e straniamento dalla parete, riprendeva a vivere in un'imponenza di più ampia portata, dove i colori si amplificavano nel segno e nella forma, sino a fare di Bevilacqua uno degli artisti più autentici della Lucania. Il suo sguardo carpiva ogni nostro più piccolo gesto! Ogni sua opera è testimonianza di una personalità che si impone per volitività e "coraggio di osservare", fino a trascinarci in quel raggio porspettico che, da una "finestra", riconduce ai suoi lavori come a sussurrarci l'appartenenza di quel Gioco d'infinito della realtà.
Remo Bevilacqua sa guardare negli occhi, cogliere l'umano sino a trasfonderlo nell'anima di chi osserva le sue opere. Artista che ha coraggiosamente fatto una "scelta di campo"!
L'indomani il silenzio s'è colmato di più forti emozioni.



2001 Nicola Barnabà